Continuamente, e in ogni occasione, veniamo stimolati da suoni e immagini che immediatamente ci colpiscono.
In fondo, che cosa colpisce più di un’immagine? Cos’è che ha più impatto nella nostra mente, nel nostro inconscio? Niente, credo.
Con un disegno, una foto, una scritta si può creare una sensazione, un’ idea diversa. Tutto ciò che è visivo può colpire, farti ragionare, divertire, rimanere impressa nella mente. E’ questa la sua forza. Più istantaneo di uno slogan, forse meno duraturo, ma l’impatto che origina è la cosa più importante. E, più il suo messaggio è forte e potente, più riesce a condizionare risposte emotive.
La pubblicità fa un uso costante, e spesso esasperato di immagini, utilizzandole come forma di apprendimento, come strumento per catturare l’attenzione delle persone, o meglio della massa.
Con un’ immagine, un video, una fotografia si può attirare lo sguardo e l’attenzione di chi osserva, e indurlo a far emergere in lui l’esigenza di comprare un prodotto anziché un’altro, di vedere un film o di essere presente ad un determinato avvenimento. Tutto merito dell’immagine.
Basta porre l’attenzione su molti dei numerosi prodotti di marca più conosciuti e pubblicizzati: il loro contenuto è spesso ben diverso da quello che la confezione vorrebbe far apparire.Nel caso della pubblicità televisiva o sulle riviste, quotidiani o cartelli pubblicitari, è l’immagine e non il marchio o il prodotto in questione ad essere trainante.
Per quanto riguarda l’apprendimento tramite illustrazioni o fotografie, è un modo piuttosto sicuro per far imparare ai bambini o per far ricordare un qualcosa alle persone. Facendo un esempio, un bimbo si ricorda più facilmente com’è esteticamente Cappuccetto Rosso se vista su in un disegno, che se letta su un libro o se descritta a voce.
L’impatto visivo è importante, è alla base dell’apprendimento e della memoria. Stimola quest’ultima. Basti pensare a un cartello stradale: esso comunica un concetto rapidamente e senza l’ uso di parole. E’ come se alla visione di una qualsiasi figura, istantaneamente si colleghi un pensiero. Consideriamo una rivista: dove si sofferma la nostra attenzione? Sulle immagini o sul resto? Sulle immagini senza dubbio, in quanto comunicano concetti e sensazioni in modo immediato. Lo stesso ragionamento vale anche per la pubblicità in internet: prima notiamo ciò che vogliono farci vedere, l’aspetto.
Con un’ icona puoi ricordare un intero argomento, e ad esso collegarne altri. Non a caso nel linguaggio informatico è usata l'espressione "ridurre a icona" in quanto grazie alla visione di essa si può richiamare alla memoria ciò di cui ci stavamo occupando.
E’ tutto un circuito puramente psicologico, e chi fa pubblicità o lavora nel mondo delle immagini, sa quali logiche sono alla base della nostra mente, che cosa ci colpisce.
Odio questa strumentalizzazione dei disegni, della fotografia. Dovrebbero far provare emozioni, brividi e sensazioni improvvise. Non convincerti inconsciamente a farti comprare un prodotto.
Con una fotografia puoi capire non solo che cosa si trova davanti l’obiettivo, ma anche cosa si nasconde dietro. Un mondo che appare sconosciuto. Ma che attraverso i colori, alla luce, all’emozione che ti trasmette, puoi scoprire pian piano, capendo l’ambiente, l’atmosfera. O creandotene una nuova, non necessariamente quella reale. Perché tutto ciò che è immagine, arte, è fantasia. E’ pensiero, oltre che praticità. E’ attenzione, piccoli dettagli che contano. Sfumature.
Ce lo dimostrano le cataste di album fotografici che tutti possediamo e che ci ritraggono in attimi apparentemente insignificanti per uno sconosciuto osservatore ma che rappresentano in noi ritratti importanti che spesso conserviamo gelosamente.
Io amo la grafica, pubblicitaria e non. Ma odio il dover strumentalizzare un’immagine. Vorrei solo che fosse presa per ciò che è: impatto, e ciò che ne consegue. Quelle figure che cambiano in un istante. E che ti colpiscono positivamente, solo per il piacere di colpire. Non di attrarre.
Le immagini sono arte, così come la fotografia o un video, perciò devono essere utilizzate per far provare emozioni, e non, come invece vorrebbe la concezione consumistica che sembra vigere oggi, per indurre chi le osserva a comprare il tuo prodotto.
by Beatrice Marianelli
giovedì 5 novembre 2009
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